UN’ITALIA SENZA FUMO: ANCHE MILANO LO VIETA (A 10 METRI DI DISTANZA)

Dopo Torino, anche Milano vieta il fumo all’aperto e in modo ancora più deciso. Se nella città della Mole la distanza da rispettare è 5 metri, in quella lombarda raddoppia e arriva a 10 metri.

Prosegue dunque il cammino verso un’Italia, e una Europa, senza fumo.

Un percorso che parte da lontano dato che i cittadini milanesi hanno a che fare con le limitazioni al fumo già da più di tre anni grazie al “Regolamento per la qualità dell’aria” approvato a Palazzo Marino il 19 novembre 2020 ed entrato in vigore nel 2021. Nello stesso documento era preannunciato un percorso a scaglioni, e il cambio di passo arriverà da gennaio 2025, quando le limitazioni per i fumatori di Milano saranno ancora più stringenti. L’obiettivo finale è rendere Milano una città smoke-free.

I limiti attuali

Una novità pratica ma anche simbolica dato che già ora, almeno in teoria, a Milano non è consentito fumare nei parchi (a meno che non ci siano almeno 10 metri di distanza dalle altre persone), nelle aree attrezzate destinate al gioco, allo sport o alle attività ricreative dei bambini, alle fermate di tram, autobus e filobus, nei cimiteri, nelle aree cani e in tutte le infrastrutture sportive e in presenza di donne incinte nei paraggi.

La linea scelta, almeno finora, dal Comune non è quella di far cassa punendo i trasgressori, ma dare tempo ai cittadini per far assimilare i limiti al fumo.

Cosa cambia dal 2025

Visti i limiti in vigore dal 2021 viene da chiedersi cosa cambierà dal 2025. In pratica, l’elenco dei posti in cui ci sono limitazioni al fumo cessa di esistere: non si potrà fumare in alcun posto all’aperto, a meno che non ci sia una distanza di almeno 10 metri dalle altre persone. Nei locali al chiuso e aperti al pubblico il divieto di fumo è in vigore su tutto il territorio nazionale grazie alla legge Sirchia, entrata in vigore il 10 gennaio 2005.

Più nel dettaglio sulla città meneghina, nel “Regolamento per la qualità dell’aria” si legge che: “A far data dal 1° gennaio 2025 il divieto di fumo è esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico, ivi incluse le aree stradali, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone”.

Le multe

Nessuna novità, invece, per quanto riguarda le multe ai trasgressori che, come già avviene, andranno dai 40 ai 240 euro. Certo, un po’ come per la legge che obbliga esercenti e professionisti ad accettare i pagamenti con il Pos, garantire il rispetto della norma non è e non sarà proprio facile. Per farlo, occorrerebbe una denuncia di un cittadino o la presenza di una forza dell’ordine che voglia punire il trasgressore. All’atto pratico, spesso i limiti al fumo non vengono rispettati, ma è indubbio il loro ruolo educativo e di sensibilizzazione sui danni del fumo. Perché la legge non rileva solo per i suoi effetti diretti, bensì anche per quelli indiretti, più nascosti ma più incisivi sul lungo periodo.

La lotta contro il fumo

Il contrasto al fumo è una battaglia sempre più diffusa tra i Paesi industrializzati. Ne beneficiano tutti: i cittadini, l’aria, e anche le casse dello Stato, visto che la spesa pubblica derivante dai danni del fumo supera gli introiti generati dal monopolio.

Il divieto al fumo viene perseguito sostanzialmente tramite tre canali:

  • Campagne di sensibilizzazione;
  • Limiti normativi;
  • Aumento dei prezzi delle sigarette e del tabacco

L’ultimo aumento è arrivato tra il mese di febbraio e quello di marzo 2024, un incremento di circa 10-20 centesimi su tutti i pacchetti da 20 sigarette, che applicato ad un fumatore che fuma un pacchetto al giorno, equivale ad una spesa maggiorata di circa 72 euro all’anno e

nuovi rincari sono previsti nel 2025.

L’aumento dei prezzi delle sigarette procede senza sosta dagli anni Novanta. L’unica eccezione è stata il primo governo Berlusconi.

Come riporta il Codacons le entrate dello Stato garantite dalle accise sui tabacchi sono passate dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro stimati per il 2023, con un incremento di 4,77 miliardi di euro (+46,6%). Lo afferma il Codacons, che interviene sui nuovi rincari per le sigarette scattati il 20 marzo.

A titolo esemplificativo “Basti pensare che tra le marche più diffuse, un pacchetto di Camel blue nel 2015 costava 4,60 euro contro i 5,40 euro odierni, con un aumento del +17,4%; le Philip Morris Red sono passate da 4,50 a 5,30 euro (+17,8%), le Rothmans da 4,20 a 5,00 euro (+19%). Un pacchetto di Dunhill International raggiunge oggi il prezzo di 6,70 euro”, spiega l’associazione.

Diminuiscono i fumatori

I dati dell’Istituto superiore della sanità (Iss) certificano un calo dei fumatori in Italia. Tra il 2015 e il 2022 sono scesi di 1 milione, passando da 11,5 milioni di persone (il 22% della popolazione) a 10,5 milioni (il 20,5% della popolazione). Dunque, un calo c’è ma stato ma non è stato molto rilevante. La strada intrapresa però è quella giusta e va rinsaldata perché, come spiega il presidente Sima Alessandro Miani “Il fumo rappresenta la più grande minaccia per la salute umana e provoca in modo diretto più decessi di alcol, droga, incidenti stradali, Aids, omicidi e suicidi messi. In Italia – informa Miani – i decessi legati al fumo sono oltre 93.000 ogni anno, il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne. Il costo sociale e sanitario per la collettività determinato dal fumo è pari in Italia a oltre 26 miliardi di euro ogni anno”.

Il divieto in Gran Bretagna

Una delle più recenti e impattanti misure contro il fumo arriva dalla Gran Bretagna dove un provvedimento voluto dal governo di Rishi Sunak introduce il

divieto di acquistare sigari o sigarette, per sempre, per chi sia nato dopo il 2008.

Una misura che guarda al futuro: in pratica, l’età legale per fumare si alzerà di un anno ogni dodici mesi, fino all’estinzione dei fumatori nel giro di un paio di generazioni.

Il pericolo delle sigarette elettroniche

Se è ormai chiaro che il fumo sia uno dei principali pericoli per la salute umana, è ancora poco chiaro l’impatto avuto dalle sigarette elettroniche. Hanno fatto diminuire i fumatori o li hanno fatti aumentare?

Di certo, nell’ultimo decennio questi dispositivi si sono affacciati sul mercato insieme alle sigarette a tabacco riscaldato ed entrambe instillano nel cittadino una pericolosa apparenza di innocuità. “Più di una persona su tre (il 36,6%) le considera meno dannose di quelle tradizionali”, fa sapere il presidente Miani, aggiungendo: “Come Sima chiediamo di estendere gli interventi di contrasto attraverso campagne di informazione dirette soprattutto ai più giovani circa i rischi sanitari connessi alle sigarette di nuova generazione, partendo dalle scuole per sensibilizzare i ragazzi sui danni provocati dal fumo”.

Gli ultimi numeri ufficiali riportati dalla società italiana di medicina ambientale registrano una enorme crescita nel numero di fumatori di sigarette a tabacco riscaldato in Italia, che passa dall’1,1% della popolazione del 2019 al 3,3% del 2022 (circa 1.700.000 persone), con un aumento del +200% in appena due anni.

Una recente ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riscontrato che circa il 20% del mercato dello svapo è occupato dalle sigarette elettroniche usa e getta, un dispositivo monouso divenuto molto popolare soprattutto negli ultimi due anni e che rappresenta anche un ingente danno per l’ambiente. Le e-cig usa e getta, infatti, contengono delle batterie al litio che impattano enormemente sull’ambiente, perché praticamente nessuno le smaltisce correttamente preferendo la ben più comoda soluzione dell’indifferenziato.

La stretta dei Paesi Ue

Molti Paesi Ue sembrano d’accordo nel vietare il commercio delle e-cigarette monouso. Un divieto che è già partito con l’abolizione del commercio di tutti i dispositivi elettronici senza batterie sostituibili, fra cui moltissimi smartphone, e che procede con il divieto di vendita delle sigarette elettroniche usa e getta.

Uno dei primi Paesi, seppur non più europeo, intervenuto in tal senso è il Regno Unito a cui si aggiungono la Scozia e il Galles, che li vieteranno entro il 1° aprile 2025.

In Polonia si è già registrato un crollo delle sigarette elettroniche monouso, e a fine aprile entrerà in vigore il divieto di produzione e vendita sui dispositivi elettronici usa e getta. In Francia il divieto entrerà da settembre 2024, mentre in Belgio da gennaio 2025. (qui per approfondire).

I limiti al fumo imposti decisi a Milano non prevedono alcuna misura sulle sigarette elettroniche, ma forse è solo una questione di tempo. Secondo alcuni rumors, già prima del 2025 il Regolamento sulla qualità dell’Aria dovrebbe intervenire anche in tal senso. Il sogno, per le casse dello stato, per l’ambiente ma soprattutto per la salute dei milioni di fumatori italiani sarebbe fare come

Melbourne, dove il fumo è completamente vietato già dal 2016.

Di certo, ne è stata fatta di strada dalle pubblicità degli anni Cinquanta dove le sigarette venivano presentate come qualcosa di salutare, persino di curativo.

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