NOMADI DIGITALI, IL MONDO è IL LORO UFFICIO E LA LORO CASA

Nel mondo moderno, la prospettiva del lavoro e del viaggio si è trasformata radicalmente. Ciò che un tempo poteva sembrare un sogno irrealizzabile, ora è diventato una realtà accessibile per molti: il nomadismo digitale. Questo stile di vita, che unisce la libertà di viaggiare con la possibilità di lavorare online da qualsiasi parte del mondo, è emerso come una risposta alle crescenti opportunità offerte dal lavoro a distanza e dalla tecnologia digitale.

Il fenomeno dei nomadi digitali, una volta considerato eccentrico, è diventato sempre più mainstream, alimentato dall’esplosione del lavoro a distanza durante la pandemia e dalle crescenti opportunità offerte dalla tecnologia. Ora, lavorare e viaggiare sono diventati quasi intercambiabili, con molte aziende lungimiranti che offrono indennità di lavoro, ferie illimitate e incoraggiano attivamente il lavoro da destinazioni diverse.

Chi sono i nomadi digitali?

Contrariamente alla percezione comune, i nomadi digitali non sono solo giovani avventurieri alla ricerca di spiagge esotiche e avventure senza fine con un laptop in mano. Questo fenomeno è molto più variegato e inclusivo di quanto si possa immaginare.

Una recente ricerca condotta da Flatio ha rivelato una variegata comunità di individui, che va oltre i cliché popolari. Dai single alle famiglie, dai professionisti ai liberi professionisti, dai giovani ai meno giovani, il nomadismo digitale abbraccia una vasta gamma di individui desiderosi di sfuggire ai confini tradizionali del lavoro e del vivere.

Attraverso un dettagliato sondaggio condotto su una vasta scala, con 1.200 nomadi digitali partecipanti, emergono alcuni punti salienti che gettano luce sulla complessità di questo fenomeno in crescita.

Dal punto di vista demografico, l’indagine rivela una variegata composizione di età tra i nomadi digitali. Si scopre che, contrariamente al mito che li circonda come un fenomeno esclusivamente giovanile, più della metà dei nomadi digitali ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni, e che oltre un quarto di loro ha superato i 40 anni.

Un dato rivelatore è il forte senso di responsabilità sociale che caratterizza la maggioranza dei nomadi digitali. L’81,9% di loro considera l’impatto sulla popolazione locale, dimostrando una consapevolezza e un impegno verso le comunità ospitanti.

Ma quanto guadagnano i nomadi digitali? La fascia salariale più comune dei nomadi digitali è quella di 41.000-50.000 euro (15,7%), seguita da 31.000-40.000 euro (14,5%). Solo l’8,8% degli intervistati da Flatio ha guadagnato più di 100mila euro. Circa un quarto (25,3%) ha affermato che per essere un nomade digitale è necessario guadagnare tra 3.000 e 3.900 euro al mese, mentre per il 23,2% è necessario guadagnare tra 2.000 e 2.900 euro. Il 13,7% degli intervistati afferma che si potrebbe guadagnare tra i 1.000 e i 1.900 euro al mese.

Britannici e americani in fuga, italiani fanalino di coda

Il fenomeno dei nomadi digitali rappresenta una miscela affascinante di persone provenienti da varie parti del mondo, unite da un desiderio comune di libertà e flessibilità nel modo in cui vivono e lavorano. Tra questi, i cittadini britannici e americani emergono come una delle componenti significative, rappresentando rispettivamente il 12,3% e il 37,4% della popolazione nomade digitale. Tuttavia, l’Europa contribuisce anch’essa al panorama, con nomadi digitali provenienti da nazioni come Germania, Austria e Francia, sebbene in misura minore rispetto ai paesi anglofoni. Da notare, invece, una partecipazione relativamente bassa da parte di nazioni come Portogallo e Italia, con meno dell’1% di nomadi digitali provenienti da ciascuna di esse.

Una ricerca condotta da abrotherabroad.com nel 2021 offre un quadro ancora più ampio, stimando che la popolazione globale dei nomadi digitali superi i 35 milioni di individui, con un valore economico complessivo che sfiora i 787 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti, dove il nomadismo digitale ha radici profonde e continua a prosperare, il numero di persone che si definiscono “nomadi digitali” è in costante crescita. Secondo il rapporto annuale di MBO Partners, nel 2023 circa l’11% dei lavoratori americani si identifica come nomade digitale, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente e un incredibile aumento del 131% rispetto al periodo pre-pandemia. Anche in Italia, il numero di nomadi digitali è in aumento, con oltre 800mila persone che si definiscono tali nel 2023, secondo i dati condivisi da “Nomad List”. Questi numeri dimostrano che il fenomeno del nomadismo digitale è in costante crescita e coinvolge una vasta gamma di individui provenienti da diverse fasce di età e background professionali.

Ciò che accomuna tutti questi nomadi digitali è la ricerca di uno stile di vita e di lavoro che sia in grado di offrire libertà, mobilità e benessere, oltre a favorire lo scambio culturale e una visione più ampia del mondo globalizzato. Questo movimento non si limita a una specifica categoria di persone, ma abbraccia una vasta gamma di individui, famiglie, professionisti e imprenditori, contribuendo così a rendere il panorama lavorativo sempre più inclusivo e dinamico.

‘Famiglie nomadi’

Il nomadismo digitale abbraccia una varietà di dinamiche familiari, con il 43,4% dei nomadi digitali che intraprendono il viaggio da soli, mentre il restante gruppo si avventura insieme a partner, familiari, altri nomadi o amici. Sebbene per alcuni la prospettiva di portare i figli all’estero possa complicare il viaggio, il 17,5% delle persone sceglie di viaggiare con la famiglia, inserendosi in una tendenza più ampia di genitori che optano per lavorare in famiglia mentre esplorano il mondo. Un’indagine condotta da SafetyWing ha rivelato che oltre la metà dei nomadi digitali intervistati (58,8%) è sposata o convive, e quasi la metà (48,3%) ha figli di età inferiore ai 18 anni.

In particolare, il 70,4% dei nomadi digitali con figli ha già lavorato e viaggiato con la propria prole, e ha l’intenzione di continuare a farlo in futuro. Questo evidenzia come lo stile di vita nomade possa rappresentare un’opzione allettante per le famiglie desiderose di bilanciare lavoro e viaggio mantenendo un grado significativo di flessibilità. Tuttavia, viaggiare con bambini comporta sfide uniche e complesse rispetto al viaggio da soli o in coppia.

Le principali sfide affrontate dai nomadi digitali con figli includono le spese associate al viaggio in famiglia, le preoccupazioni per la sicurezza e la salute, la mancanza di stabilità e routine, i dilemmi educativi e le difficoltà di socializzazione per i più piccoli. Per affrontare queste difficoltà, molti optano per uno stile di vita più rilassato, diventando così ‘slomadi’, nomadi digitali che si spostano con un ritmo più lento e visitano meno destinazioni rispetto agli altri. Questa scelta consente di ridurre lo stress e le complicazioni legate al nomadismo, garantendo ai bambini una maggiore stabilità, routine e opportunità di socializzazione con altri coetanei.

Le mete preferite dei nomadi digitali

I nomadi digitali, con la loro libertà di lavorare ovunque ci sia una connessione internet, esplorano una vasta gamma di destinazioni, dalle vivaci metropoli alle tranquille località costiere e ai suggestivi villaggi di montagna.

Tra i fattori determinanti per la scelta delle destinazioni, il costo emerge come il principale, influenzando quasi la metà dei nomadi digitali intervistati. Questo supera persino considerazioni tradizionali come il clima soleggiato o la sicurezza, dimostrando quanto sia fondamentale la sostenibilità economica per questi viaggiatori digitali. Altri aspetti cruciali includono la qualità della connessione Wi-Fi e l’accessibilità ai servizi sanitari.

Tra le mete più gettonate, le spiagge soleggiate e il mare continuano a esercitare un forte richiamo. In particolare, il Portogallo si è affermato come la destinazione preferita dai nomadi digitali in tutto il mondo, con un’imponente quota del 27,1%. Questa preferenza per il Portogallo è evidente anche nella top 10 delle destinazioni europee più popolari, dove si posiziona in testa seguito da Spagna (8,6%), Madeira (3,9%), Germania (3,5%) e Romania (2,8%).

In aumento l’interesse per la Spagna, con il 14,5% dei nomadi digitali che la considera la prossima meta più desiderata da visitare. Allo stesso modo, Madeira riscuote un forte interesse, con il 13,3% degli intervistati che la colloca tra le destinazioni future più allettanti.

L’importanza dei visti per i nomadi digitali

Tuttavia, nonostante i numerosi vantaggi, lo stile di vita dei nomadi digitali non è privo di sfide. La ricerca evidenzia le frustrazioni legate alla ricerca di alloggio e alla costruzione di relazioni sociali durante i viaggi. Inoltre, compiti amministrativi come questioni fiscali e ottenimento di visti rappresentano ulteriori fonti di stress e complicazioni.

Il Digital Nomad Visa rappresenta una sorta di passaporto temporaneo che apre le porte alla possibilità di lavorare da remoto in un Paese straniero per un periodo predeterminato. La sua durata può variare notevolmente da una nazione all’altra, con la maggior parte dei Paesi che concede visti per nomadi digitali della durata di 12 mesi, ma con opzioni di prolungamento e estensione per i familiari.

Ma quali sono le opinioni riguardo ai visti per nomadi digitali? La maggioranza degli individui ha richiesto o possiede già un visto per nomadi digitali, tuttavia, sorprendentemente, il 44,2% dei nomadi digitali si sposta senza tale permesso. Secondo il sondaggio condotto da Flatio, il 61,5% dei nomadi digitali ritiene che questi visti siano vantaggiosi, con solo il 7% dei partecipanti che esprime un’opinione negativa in merito. Tuttavia, una fetta significativa di persone ritiene che tali programmi necessitino di miglioramenti o che non siano del tutto chiari sui vantaggi offerti.

La Spagna è stata una delle prime nazioni a istituire il suo Digital Nomad Visa nel 2022, offrendo inizialmente un visto valido per un anno ai lavoratori da remoto. Più della metà (58,8%) dei nomadi digitali intervistati da Flatio considera questo visto spagnolo vantaggioso, mentre circa il 10% ritiene che potrebbe essere migliorato.

Una notizia interessante riguarda l’Italia: il Ministero degli Interni ha confermato di aver firmato il decreto per il Visto Italiano per Nomadi Digitali, tuttavia, al momento non è possibile fare previsioni precise sulle tempistiche per l’entrata in vigore del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Resta da vedere quali opportunità e vantaggi porterà questo nuovo sviluppo per i nomadi digitali interessati a lavorare nel Bel Paese.

Nomadi digitali in Italia

L’Europa offre un vasto patrimonio di destinazioni ideali per nomadi digitali, freelance e dipendenti aziendali che abbracciano la flessibilità del lavoro remoto. Tra queste, l’Italia è ricca di centinaia di “borghi” che, sulla carta, sembrano perfetti per accogliere lo stile di vita dei nomadi digitali.

Il recente rapporto dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali (AIND) intitolato “Come il nomadismo digitale può contribuire a ridurre i divari economici e sociali in Italia” esplora il panorama demografico italiano, evidenziando il contrasto tra le vivaci città e le piccole comunità in declino.

L’Italia racconta una storia di contrasti nel suo panorama demografico. Mentre solo sei comuni superano i 500.000 abitanti, ospitando circa il 12% della popolazione nazionale, la maggioranza dei comuni italiani, soprattutto al Sud, sono caratterizzati da dimensioni più ridotte. I 5.533 comuni con meno di 5.000 abitanti ciascuno rappresentano ben il 70,04% del totale, ospitando solo il 16,54% degli italiani. Queste piccole comunità spesso affrontano sfide legate all’accesso limitato ai servizi essenziali.

Le aree interne italiane, che includono comuni intermedi, periferici e ultraperiferici, rappresentano una parte significativa del territorio nazionale. Sebbene queste aree comprendano meno del 23% della popolazione italiana, occupano quasi il 59% della superficie totale del Paese. Queste zone, presenti soprattutto nel Mezzogiorno, ospitano poco più di 13 milioni di persone e lottano con una densità di popolazione inferiore e una limitata accessibilità ai servizi essenziali.

La distribuzione dei comuni ultraperiferici è particolarmente disuguale, soprattutto nel Mezzogiorno, dove si trova il 59,9% di essi. Secondo i dati Istat, nel prossimo decennio è previsto un calo di popolazione in quattro comuni su cinque, con una tendenza ancora più accentuata nelle zone rurali.

Oltre 2.381 di queste piccole città sono a rischio di abbandono avanzato, a causa della migrazione verso le città, disastri naturali e risorse inadeguate. Tuttavia, nonostante queste sfide, queste comunità sono ricche di identità e custodiscono un patrimonio artistico, culturale e ambientale di inestimabile valore.

Attrarre nomadi digitali e lavoratori a distanza rappresenta un’opportunità unica per rivitalizzare queste comunità in declino. Attraverso soluzioni innovative e sostenibili, è possibile affrontare le sfide demografiche e promuovere lo sviluppo delle piccole città italiane. Queste comunità, pur rimanendo al centro delle preoccupazioni riguardo allo spopolamento, continuano a essere custodi di tradizioni antiche e risorse naturali preziose che meritano di essere valorizzate e preservate.

Il fenomeno dei nomadi digitali non è solo una tendenza passeggera, ma piuttosto un movimento in costante crescita che sta ridefinendo il modo in cui lavoriamo, viaggiamo e viviamo. Con un panorama sempre più globale e interconnesso, i nomadi digitali stanno aprendo nuove vie per la collaborazione, lo scambio culturale e la comprensione reciproca. Se adeguatamente supportato e incoraggiato, il nomadismo digitale potrebbe trasformarsi in un catalizzatore per il progresso sociale ed economico in tutto il mondo. Rompendo gli schemi tradizionali, questi moderni pionieri stanno ridefinendo il concetto di libertà e avventura, dimostrando che il mondo è davvero il nostro ufficio.

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